domenica 16 maggio 2010

MATASSO, CONTRO I BARBARI DI IERI E DI OGGI



L’impero bizantino può fornire utili insegnamenti

Palermo, 16 mag. – (Avanti!) – Nelle scorse settimane, in uno di quei sonnolenti e assolati pomeriggi che la primavera sa regalare a Palermo, non ho saputo resistere alla tentazione di andare ad ascoltare Edward Luttwak, di cui avevo letto anni fa, peraltro con vivace interesse, “La grande strategia dell’impero romano”. Il noto saggista ha fatto ritorno nella nostra città, in cui ha trascorso parte della sua infanzia, per presentare la sua ultima fatica, che stavolta scandaglia “La grande strategia dell’impero bizantino”.
Ben raramente mi sono trovato d’accordo con le analisi di Luttwak in tema di geopolitica, ma il suo nuovo libro merita l’attenzione di chi si interroga sul mondo di oggi e sulla sua pervasiva povertà di senso della profondità storica.
E, visto l’ingegnoso sforzo dell’autore di suggerire, ai troppo spesso malaccorti governanti del nostro tempo, qualche “dritta” mutuata dall’avvedutissima politica bizantina, non mi sottraggo ad una breve e forse paradossale riflessione. Un ragionamento che mi spinge a strutturare un parallelismo atipico, che incrocia tra loro le vicende dell’aquila bicefala di Bisanzio e dello scenario politico odierno.
Luttwak ha spiegato ai suoi lettori che l’architrave dello stato bizantino poggiava sostanzialmente su tre colonne: la matrice cultura ellenica, il sentimento religioso cristiano e le istituzioni romane. Da questo trinomio scaturiva la poderosa coscienza identitaria che ha consentito all’impero del Bosforo di durare per oltre mille anni. Quel senso di appartenenza che, invece, la Pars Occidentis dello stato romano non riuscì a sviluppare, consentendo ai barbari di innestarsi profittevolmente nelle frastagliate aree occidentali.
Passando pindaricamente alle contemporanee baruffe italiote, osserviamo come il voto alle recenti elezioni regionali ha premiato quelle forze che mostrano un’identità chiara e definita: l’Udc, la Lega e l’Idv. I due perni del bipartitismo di facciata, Pdl e Pd, sono rispettivamente il primo ed il secondo partito del paese, ma sempre più dilaniati ed esposti al calo dei consensi. Tra i piccoli, il Psi, sia pure sotto diversi simboli, porta a casa oltre una dozzina di consiglieri regionali, lasciandosi dietro gli altri “minori”.
Vogliamo azzardare un paragone? E allora diciamo che, mutatis mutandis, accostando lo scenario politico italiano del terzo millennio allo scacchiere geopolitico del primo, Pdl e Pd (e quindi, il bipartitismo) sono naturalmente candidati a ricoprire il ruolo dell’impero d’Occidente; Lega e Idv rappresentano i “barbari”, pronti a varcare i confini per erodere i territori dei vicini; l’Udc e soprattutto il Psi, invece, potrebbero essere i degni eredi di Bisanzio.
Ai più, abituati ad associare l’impero d’Oriente ad artifizi ed astruserie, potrebbe sembrare un accostamento poco lusinghiero. Ma non a chi, come Luttwak e la quasi totalità dei bizantinisti e dei romanisti, sa bene che sul Bosforo è cresciuta una civiltà fatta di tolleranza, cultura, prudenza politica e alto senso di sé. Un’ecumene provvista di’un’identità forte, che però non decadeva in fanatismo. Riflettendo, il raffronto con una possibile (e più ampia) sinistra socialista riformista, di cui il Psi conserva le preziose “gemme” in potenza, non è poi così tanto fuori luogo. Un elemento di stabilità di un futuro quadro politico “normale”, esattamente come lo era l’impero costantinopolitano nell’età tardoantica e medievale.
Ma, se proprio non si vuole accettare l’ardita analogia tra due pur diversi contesti ed epoche, ci si permetta almeno di continuare a pensare che, come i bizantini si sentivano gli utili continuatori di Omero, così i socialisti possono e devono proseguire a tessere il “filo rosso” iniziato da Filippo Turati, tanto più in un’epoca grama, dove la politica è in balia di anonimi contenitori senza storia e senza idealità, privi persino della parvenza di una qualche democrazia interna. Un filo da tessere, come potrebbe suggerire lo Strategikon per il prossimo congresso, unendo “fosforo” e Bosforo.

ANTONIO MATASSO





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